Emilia

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Emilia

La mia prima storia, per favore non essere troppo duro con me :3 *********** Emilia era in piedi in uno degli archi delle finestre dell'edificio che stava visitando. Il gruppo non era troppo avanti e non pensava che si sarebbe persa se avesse dato una rapida occhiata fuori dalla finestra. Era in India, viaggiava da sola, o da sola come potrebbe essere una donna incinta. Stava appena iniziando a mostrarsi e la maggior parte dei suoi vestiti nascondeva ancora la protuberanza. C'era un passo dietro di lei ed Emilia pensava che fosse la guida turistica. Si voltò per scusarsi ma fu fermata da due mani ferme sulla sua spalla. "Non girarti." Disse la voce di un maschio indiano. "Non gridare o ti uccideremo". Emilia si bloccò e tutto ciò che stava per dire le era bloccato in gola. Annuì per mostrare che capiva. Mani, dozzine di mani, scorrevano sulla sua forma vestita ed Emilia si sforzava di non gridare. Ci fu un clic e le mani caddero. La voce parlò di nuovo. "Brava ragazza. Spogliati fino alle mutande, nessuno ti vedrà." Emilia tremò e si tolse la maglietta, lasciandola cadere a terra accanto a lei. Il suo pancione era ora in bella vista e la sua mano andò inconsciamente sull'onda prima di scivolare verso il basso e sganciare la gonna, uscendo da essa. Ci fu un sussurro dietro di lei e qualcuno si fece avanti per far scorrere la mano sullo stomaco della donna incinta. Un debole gemito lasciò le labbra di Emilia e la mano si sollevò per pizzicarle forte il capezzolo. Non poteva farne a meno e un debole gemito le sfuggì, le ginocchia che minacciavano di farla cadere a terra. Le mani si affollarono di nuovo in avanti, toccandole i seni, accarezzando il suo stomaco gonfio, alcune si abbassarono per sfiorarle le mutandine davanti e dietro. Emilia piagnucolò di nuovo e fu spinta in avanti contro il davanzale di una finestra, seminascosta dietro un piccolo giardino pensile. I suoi seni furono liberati e le mani palparono i seni nudi, pizzicando rudemente i capezzoli, facendola contorcere dalla sensibilità. Qualcosa le cadde sugli occhi ed Emilia si rese conto che la stavano bendando. Percepì le persone che si muovevano intorno a lei e sentì due bocche sui suoi capezzoli. "No... sto allattando..." sussurrò Emilia. Non ha fermato gli uomini, hanno bevuto il liquido dolce che avrebbe dovuto essere per suo figlio. I loro denti sfiorarono l'area sensibile e lei non riuscì a trattenere un debole gemito. Le mani le tirarono le mutandine, lasciandola completamente nuda nel caldo, una brezza che le scorreva tra le gambe. "Sei bagnata. Ti deve piacere essere trattata come una puttana. Puttana incinta." la voce le sussurrò all'orecchio ed Emilia le sentì afferrarle le chiappe e separarle. Un cazzo corse tra loro, strofinando il culo intatto di Emilia. Rabbrividì un po' e cercò di allontanarsi. Non c'era spazio per muoversi, era circondata da uomini arrapati. L'uomo dietro di lei si è abbassato un po' e ha lasciato che il suo cazzo si strofinasse sulla figa di Emilia. "Qui. Lo vorresti qui invece?" Lei scosse la testa ma era troppo tardi, i suoi fianchi scattarono in avanti e lui spinse il suo cazzo dentro di lei. Emilia aprì la bocca per urlare, ma fu smorzata all'istante da un cazzo che le veniva infilato in gola. Ha soffocato forte e ha iniziato a piangere quando ha sentito il cazzo nella sua figa iniziare a spingersi dentro e fuori. Era nel suo inferno personale, le mani ancora si toccavano dappertutto e due persone le stavano ancora succhiando i seni. E poi è arrivato un istante di sollievo quando il cazzo nella sua figa si è tirato fuori. Si è imbavagliata di nuovo sul cazzo in bocca prima di imparare ad aprire la gola ed è stato allora che l'ha sentito. Dolore, dolore di un cazzo che le viene forzato nel culo senza pensarci due volte per il suo benessere. Ha urlato intorno al cazzo che aveva in bocca, ma tutto quello che ne è uscito è stato un gemito soffocato. Dita scavate nella sua figa, Emilia le contò per cercare di ignorare il dolore. Uno, due, tre, ora stava iniziando a distendersi, le lacrime le rigavano il viso. Quattro, cinque, ora faceva male e male, spinsero più forte, come se cercassero di forzare l'intera mano nella sua figa incinta. Rabbrividì quando la mano nella sua figa fece contrarre il cazzo nel suo culo. Lui grugnì e poi si slanciò in avanti, spruzzandole la sua sborra. L'uomo nella sua bocca seguì presto il suo esempio, pompando i fianchi per infilare il suo cazzo nella sua gola, facendola vomitare ancora e ancora, il dolore le fece dimenticare di rilassare la gola. Emilia sentì lo sperma rotolarle giù per la gola e singhiozzò piano. La sua tortura è continuata per ore, finché non è rimasta insensibile e si è lamentata ancora. Alla fine è svenuta. Qualcuno le stava scuotendo la spalla ed Emilia si svegliò di soprassalto, guardando il viso gentile della guida turistica. "Stai bene?" chiese, inginocchiandosi accanto a lei. "Sei rimasto indietro e devi esserti addormentato. Vieni, ti prendo qualcosa da mangiare e ti prendo un taxi. Troppo buio per una giovane donna come te per tornare a casa a piedi da sola." Emilia sorrise e gli prese la mano, lasciando che lui la tirasse in piedi. Era tutto solo un sogno? Un incubo che aveva sognato? Era così immersa nei suoi pensieri che Emilia non prestò attenzione a dove la guidava la guida. Fu solo quando aprì una porta dietro la quale si nascondeva un gruppo di indiani che Emilia reagì. "No!" urlò ma era troppo tardi. Le mani la trascinarono nella stanza buia e la porta si richiuse dietro di lei con un sinistro boato.

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