1
- Mi fa male, stasera – sussurrò la sorella nel buio ma quello scemo di Renè non si decideva ad andarsene in camera sua.
- Ieri pomeriggio hai spinto troppo, idiota! -
Renè sbuffò ma non mollò. Era inginocchiato per terra affianco al suo letto e con la mano sotto le lenzuola continuava a cercare di intrufolarsi sotto la sua vestaglietta.
- Devi andartene, non deve succedere più, lo capisci? -
- Solo un’ultima volta – sussurrò il fratello nel buio – è troppo bello! -
Giorgia ripensò a quel mese incredibile... tutto era cambiato e lei non riusciva a raccapezzarsi in quella situazione che sapeva essere peccaminosa… eppure, era stato tutto così naturale e stupefacente al tempo stesso: sensazioni mai provate.
Il giorno dopo sarebbero tornati i genitori; erano stati fuori per un’operazione tutto Luglio e i due ragazzi erano rimasti con la nonna, anziana e sorda.
Tutto era cominciato quasi per caso, la mattina che la nonna era andata a prendere la pensione. Giorgia era nella vasca, stava finendo di fare il bagno e Renè entrò. La prendeva in giro ma lei si accorse che la guardava in modo curioso; poi il ragazzo, tra una battuta e l’altra, minacciò di fare pipì nella vasca.
La sorella aveva intravisto altre volte il coso del fratello ma mai così da vicino: duro e stizzito, come fosse un ramo lievemente storto.
Quell’arnese aveva attirato il suo sguardo in maniera ipnotica e il ragazzo ne aveva approfittato.
-Vuoi vedere una cosa segreta? - disse cercando di conquistare la sua curiosità. Teneva il membro all'altezza del viso di lei e Giorgia faceva del suo meglio per non guardare ma era impossibile.
- Lo vuoi vedere lo sperma? - disse borioso quel discolo di Renè.
- Perché, tu hai dello sperma? - disse sua sorella ingenuamente.
- Certo – disse Renè vanitoso – Lo vuoi vedere? –
Lei provò un certo calore in tutto il corpo e arrossì.
- Mi esce da qui! – e si guardò il cazzo, che si era più grosso di quanto Giorgia avesse potuto immaginare.
- Ecco – disse – faccio così e tra poco mi esce dalla punta, guarda bene! - Il ragazzo prese una posa molto seria; Giorgia ne seguiva attentamente le mosse. Con la sinistra si teneva la maglietta sopra la pancia: si vedeva bene quel fungo che gli spuntava tra le gambe. Con la mano destra se lo faceva scivolare in mano.
Giorgia guardava senza formarsi un idea precisa, si rendeva conto che quello che stavano facendo era proibito ma, presa così alla sprovvista, non fu in grado di porre un freno alla tresca.
Era eccitante e poi aveva sete di conoscere certi segreti, l’avrebbero messa in posizione privilegiata con le amiche.
Naturalmente, seduta nella vasca, teneva una mano proprio tra le cosce e, spontaneamente, si carezzava il clitoride gonfio.
Renè continuava rapidamente, teneva le gambe ritte e strette, per spingere il cazzo più in fuori possibile.
- Togli la mano e fammi vedere le tette! - lei non voleva ma lui insistette e minacciò di andare via senza farle vedere più niente. Giorgia l’accontentò. Tante volte l'aveva spiata, adesso i seni prorompenti della sorella erano tutti per lui, li toccò con le dita, carezzandoli, morboso.
- Vieni più vicino, adesso - comandò Renè e la ragazza non si volle opporre all'ordine del fratello, si vedeva che lo voleva troppo! A pochi centimetri dal pene, lo vide fermarsi.
- Eccolo, sto cacciando... - disse lui per pura libidine. Grosse gocce lattiginose schizzarono sui seni e sul viso di Giorgia, le prime erano piccolissime ma dopo arrivarono quelle più corpose e cocenti: lei voleva svenire per il piacere, così nuovo.
2
Tutto era cominciato così. Con la nonna sorda, per un mese i due si erano dedicati al sesso, come fossero impazziti. La loro stessa ingenuità faceva da sprone a nuove scoperte. Giorgia cominciò a farlo sborrare con le seghe, per ritrovare il profumo di quello sperma che tanto l’aveva eccitata. Poi si fece coraggio: e iniziò a prenderlo in bocca; qualche giorno dopo, imparò a bere la sborra calda.
Impararono insieme a leccare e succhiare; il fratello ricambiava, toccava e suggeva bene fino a farla venire con le labbra e la lingua.
Renè era troppo giovane per crearsi problemi di erezione e così tenne una media di circa sei eiaculazioni, tra il giorno e la notte, che cercavano di passare insieme.
Ogni occasione era buona, le sporcava le mani, la bocca, ogni parte del corpo.
Dopo i primi giorni di giochi, una notte la raggiunse nel suo letto: però quella volta voleva di più.
Giorgia sapeva benissimo cos'era la verginità e ne temeva le correlazioni.
- Non ci pensare nemmeno – disse – dentro non te lo faccio mettere … -
- Allora te lo metto nel buco di dietro! - disse il ragazzo.
- Sei matto? – replicò la sorella sospettosa – mica si mette, lì? –
- Si che si mette, scema! Tutti i ragazzi cominciano così … - e si perse nel vago.
- Cosa vuoi dire? Anche tu lo fai? –
- Noi ragazzi, quando siamo da soli ci giochiamo… ci poggiamo il coso dietro e spingiamo; l'ho fatto con Francesco, io. –
Mentre parlava, il maledetto si era già infilato sotto le lenzuola e le pressava il pene sui reni, per farle sentire quant'era duro.
- Ma solo poggiare, senza entrare nel buchetto? - disse mentre iniziava a sudare. I rapporti continui la tenevano in un perenne stato di eccitazione, quasi fosse ninfomane.
- Solo poggiarlo, non entro, parola! - disse Renè mentre già le alzava la vestaglietta liberando il culo a mandolino di sua sorella.
Con perspicacia, Renè abbassò il viso fino al culo di lei: liberata dalle mutandine, iniziò a leccarla. Giorgia, si inarcò, per farsi lavorare anche in figa. Renè era bravissimo e iniziò a dedicarsi al buchetto e con la lingua ne apprezzò il sapore e l’odore aspro. Giorgia era sconvolta da quel piacere che non avrebbe immaginato di poter provare.
Si sentiva aperta, profanata e disponibile; lei stessa cominciò a desiderare ardentemente di provare cosa si sentiva durante la penetrazione, ma tacque.
Il fratello non era mai stato con un’altra. Da una parte ardeva per farsela, dall'altra non sapeva bene cosa lo aspettava. Ma il desiderio non ascoltava ragioni, a un certo punto, la fece stendere supina e le sali addosso, cercando di non pesarle troppo. Fecero una serie di tentativi approssimativi, un paio di volte rischiò di scivolarle nella figa e per lei era difficile resistere alla tentazione. Poi riuscì a puntare l’ano, aiutandosi con le dita. Però diede un paio di spinte in modo sbagliato, procurandole una fitta e tanto spavento. Il cazzo era troppo duro e grosso per essere adoperato con legge-rezza.
Finalmente le mise il glande nella fessura e la allargò in maniera repentina. Giorgia urlò e se lo tolse di sopra con uno spintone.
- Sei pazzo? Mi hai fatto male! - si voltò sul fianco, offesa e dolorante. Renè, mortificato, si rassegnò e si stese sul letto, sperando almeno in una sega liberatoria ma poi si addormentarono, sopraffatti dalla stanchezza.
Qualche ora dopo, il ragazzo si svegliò, ancora duro. Al suo fianco, Giorgia dormiva, iniziò a carezzarla tutta, approfittando che era già nuda.
Non rinunciò e, lubrificandola a forza di saliva, le puntò di nuovo il sedere.
Il buco, rilassato, era cedevole e comunque aveva risentito della botta della sera prima. Lui pian piano fece scorrere il glande attraverso il suo prepuzio e le invase il culo.
Il giorno scoprirono che c’era del sangue sul lenzuolo e che era di Renè.
Nel rapporto violento gli si era spezzato il filetto del pisello e ancora gli faceva male. Il ragazzo era terrorizzato e non voleva nemmeno vederla, per paura di intostare.
3
La domenica successiva la nonna andò a messa e poi a pranzo dalla sorella. I ragazzi non riuscirono a resistere, ora che avevano rapporti completi, giocarono a “marito e moglie”. Giravano nudi per casa, spadellando, guardando la tele ma, soprattutto facendo sesso, continuamente, in ogni posto della casa e in ogni posizione.
Non si contarono le volte che vennero: insieme, o separatamente.
Passarono un’altra settimana di passione.
L’uso continuo rese il culetto di Giorgia completamente disponibile, morbido e arrendevole come una vagina. Il fratello poteva incularsela in qualsiasi momento della giornata, anche nel sonno qualche volta. Si passava un po’ di saliva sul glande e la montava immediatamente: lei per facilitarlo, girava sempre per casa senza mutandine. Le piaceva essere presa, anche controvoglia. Quasi incurante, della penetrazione anale, godeva a fare l’oggetto degli orgasmi di lui.
Qualche volta, Renè le arrivava alle spalle, magari in cucina, che già si stava masturbando perso nei suoi pensieri proibiti.
Allora Giorgia già sapeva cosa fare: si alzava la gonna e si chinava di quel poco che avrebbe reso scorrevole la penetrazione.
Se ne stava lì tranquilla, anche vari minuti a volte, finché dai movimenti del fratello e dal respiro, capiva che era quasi all'acme, allora si allargava le natiche con le dita in modo che il suo buco sfiancato fosse facilmente rintracciabile dal fratello, che entrava subito.
Entrava nella sorella all'ultimo momento, spesso non la inculava neppure una volta: entrava, come un treno in galleria, ed emetteva tutto il liquido, depositandolo nelle budella di Giorgia e lasciandola piena.
Lei nemmeno si puliva, si limitava a indossare gli slip e aspettava, continuando nelle sue faccende. Le piaceva ricordare ciò che il fratello le aveva fatto mentre sentiva la sua sborra che a fiotti discontinui, ritornava fuori, a volte scorrendo all’interno delle cosce.
4
- Ti ho detto di no! –
Erano nel letto e lui le era già sopra
- Mi fa male il culo, lo capisci? - Forse per le sollecitazioni, una pallina si era formata sullo sfintere e il loro ultimo rapporto aveva rotto l’emorroide.
- Allora lo metto davanti! - disse Renè, incapace di rinunciare. Non riusciva a rassegnarsi che tutto stava per finire.
Giorgia era pur sempre una donna e comunque si eccitava. Renè era in vantaggio, già tra le sue gambe aperte, col cazzo che voleva entrare.
I suoi 'No' divenivano sempre più fievoli, finché con un colpo solo, inarrestabile, il fratello la deflorò.
Il dolore durò un attimo, lancinante ma svanì presto.
Il piacere in vagina annientò la ragazza con un’onda elettrica: le bloccava il respiro.
Il fratello viaggiava deliziosamente su e giù e le allargava il nido; lei si avvinghiava alle sue reni con le gambe alzate, per non perdere quel contatto lussurioso.
La chiavata durò a lungo, con languida e cadenzata monotonia.
Entrambi i giovani avrebbero ricordato quel piacere per sempre.
Senza bisogno delle dita, la vagina trasmise l’ orgasmo a tutto il corpo.
Venne a lungo, orgasmi ripetuti, irrefrenabili e perse ogni contatto con la realtà. Renè, più preso di lei, a furia di colpi, si lasciò andare e sborrò nei meandri più profondi della sorella, con lunghe pompate.
La frittata era fatta!
Quando Renè lo tirò fuori, floscio, Giorgia corse al cesso per lavarsi e irrigarsi la figa, terrorizzata al solo pensiero delle possibili conseguenze di quel gesto irresponsabile.
La sorte fu benigna con i due ragazzi e, per un caso irripetibile, Giorgia non rimase incinta.
Il giorno dopo tornarono i genitori e tutto cambiò, definitivamente.
FINE
Giovanna, Agosto 2013